Alberto Burri, maestro del movimento europeo Art Informel sviluppatosi nel Dopoguerra, ha sperimentato la tecnica della craquelure nella pittura, nella grafica e nella Land Art per oltre trent'anni. Se tale tecnica comparve per la prima volta nella sua opera nel 1954, fu con la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta che l'artista ebbe la possibilità di esplorare sistematicamente il potenziale visivo delle crepe e della craquelure nell'acclamata serie dei Cretti. L'opera principe in questo senso venne realizzata nel 1984 con il Cretto di Gibellina (o Grande Cretto), una meravigliosa opera di Land Art nella quale l'artista rivestì l'intera superficie della città abbandonata di Gibellina, in Sicilia, che era stata spazzata via dal devastante terremoto del Belice del 1968.
L'ispirazione iniziale nei confronti dei Cretti prese le mosse da un viaggio avvenuto nel 1958 nel Parco Nazionale della Death Valley, nella California orientale. Durante questo viaggio e in quelli successivi, spesso accompagnato dalla moglie americana, la fotografa Minsa Craig, Burri trovò nelle crepe e nelle fessure del paesaggio desertico di grande bellezza un nuovo vocabolario visuale e una nuova geometria, che si ricollegava e anticipava le preoccupazioni del minimalismo americano di un decennio dopo. Il sostantivo Cretto deriva dalla parola francese craquelure, e indica la fitta trama di sottili crepe causate dal deterioramento o dal ritiro del pigmento sulla superficie dei dipinti, ed è spesso associato ai quadri di pittori antichi. Burri aveva una profonda ammirazione per l'arte del Rinascimento, in particolare per l'opera di Piero della Francesca, che aveva vissuto a San Sepolcro, un luogo in Toscana situato a sole dodici miglia da Città di Castello, la sua città natale. Per l’artista questo latice di fessure create dal passare del tempo, lungi dall'essere dannosa, aggiungeva un nuovo valore estetico alle opere. Con i Cretti egli elevò la craquelure a una forma di espressione scultorea indipendente.
Per quanto riguarda i Cretti dipinti, l'artista sperimentò materiali non convenzionali, applicando al supporto Cellotex un composto di caolino, resina e pigmento bianco di zinco, manipolando le proprietà del pigmento con l'acetato di polivinile e lasciandolo infine sedimentare. Per la loro "traduzione" con il mezzo grafico, Burri si affidò, nel 1971, alle competenze della Stamperia d'Arte 2RC, casa editrice romana. Fondata da Franco Cioppi, Valter e Eleonora Rossi, la 2RC si era affermata come uno dei migliori studi di stampa del dopoguerra, attirando una serie di artisti nazionali e internazionali, tra i quali si annoverano Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Afro, Victor Pasmore, Sam Francis e successivamente Francis Bacon. Sotto la loro guida Burri utilizzò l'acquaforte e l'acquatinta combinate con il rilievo su una spessa carta stampata Fabriano Rosaspina, per creare equivalenti visivi di superfici fessurate. Se nelle opere singole la luce rivela una frammentazione profonda, definita e netta, la superficie riccamente strutturata dei Cretti incisi mostra invece una fessurazione più morbida e arrotondata, dove il gioco di luci e ombre crea una pletora di forme emergenti.
Sebbene siano apparse in asta occasionalmente singole opere della serie, pensiamo di poter confermare che nessuna serie di Cretti è stata battuta all'asta negli ultimi vent'anni.
Alberto Burri, master of the Post-War European movement Art Informel, experimented with the craquelure technique for over thirty years, in painting, graphics and land art. First appearing in his oeuvre in 1954, the artist systematically explored the visual potential of cracks and craquelure in his acclaimed Cretti series of the late 1960's to early 1970's. This culminated in 1984 with the white concrete Cretto di Gibellina (or Grande Cretto), a majestic piece of land art; the artist coated the entire surface of the abandoned town of Gibellina, Sicily, which had been wiped out by the devastating Belice earthquake in 1968.
The initial inspiration for his Cretti works came from a trip to Death Valley National Park, in Eastern California, in 1958. During this and subsequent trips, often accompanied by his American wife, the photographer Minsa Craig, Burri found in the cracks and crevices of the starkly beautiful desert landscape a new visual vocabulary and geometry, related to and previsaging the concerns of American Minimalism a decade later. The term Cretto derives from the French term craquelure, to indicate the dense pattern of fine cracks caused by the deterioration or shrinkage of pigment on the surface of paintings and is often associated with old master paintings. Burri had a deep admiration for the art of the Renaissance, particularly for the work of Piero della Francesca, who had lived in San Sepolcro in neighbouring Tuscany, twelve miles from Burri's native town of Città di Castello. For Burri this latice of fissures created by the passage of time, far from being detrimental, added a new aesthetic value to the works. With the Cretti Burri elevated craquelure to a form of sculptural expression in its own right.
For the painted Cretti, the artist experimented with non-conventional materials, applying to the Cellotex support a compound of kaolin, resin, zinc white pigment, manipulating the pigment's properties with polyvinyl acetate and eventually leaving it to settle. For Cretti's 'translation' into the graphic medium in 1971, Burri entrusted himself to the skills of the Roman printing and publishing house Stamperia d'Arte 2RC. Founded by Franco Cioppi, and Valter and Eleonora Rossi, 2RC had established itself as one of the finest printmaking studios in the post-war period, attracting a host of national and international artists, including Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Afro, Victor Pasmore, Sam Francis and later Francis Bacon, to only name a few. Under their guidance, Burri used etching and aquatint combined with embossing on thick Fabriano Rosaspina mould-made paper, to create visual equivalents of fissured surfaces. While in the unique works the light reveals a deep, defined and sharp fragmentation, the richly textured surface of the etched Cretti display a softer and rounded cracking, where the play of light and shadows creates a plethora of emerging shapes.
While individual impression from the series do occasionally appear at auction, to our knowledge no set of Cretti has been offered at auction within the last twenty years.